Allenare calcio in Italia e all’estero non è assolutamente la stessa cosa. Sembrerà una banalità da dire, ma vi assicuro che non lo è.
Ricordo che, anni fa, quando, chiuso tra le mura dell’ufficio sognavo una vita diversa, uno di quei sogni riguardava il fare l’allenatore di calcio all’estero.
Ogni tanto mi capitava di leggere di storie di calciatori o allenatori italiani che lavoravano all’estero. Ricordo che raccontavano soprattutto della bellezza di vivere la propria passione, in un paese diverso da quello che li aveva cresciuti, ovvero l’Italia.
In quei momenti, mi capitava di valutare il lavoro di allenatore all’estero con una certa “arroganza”. Da italiano infatti, pensavo fosse incredibilmente facile, allenare o giocare all’estero.
Quando l’ho provato, ho scoperto che è tutto tranne che semplice.
Il primo grande scoglio é la lingua. Se non padroneggi la lingua del posto in cui sei ad allenare, diventa tutto veramente difficile.
Sembra un’altra banalità, ma vivendo nell’era della comunicazione, digitale e non, diventa fondamentale riuscire a trasmettere il proprio credo nel modo corretto.
Non é tanto nello spiegare un esercizio che si trova la difficoltà, ma nel gestire i momenti durante l’esercizio, ad esempio nella correzione degli errori nel momento in cui accadono.
Per come lo vedo io, il bravo allenatore è quello che riesce a cogliere i giusti momenti nel quale trasmettere un insegnamento al proprio giocatore.
Se perdi il momento, perdi l’occasione di spiegare un dettaglio o correggere un errore, proprio nel momento in cui, il giocatore è aperto a recepire l’informazione.
Ma, perché c’é anche un ma, devi stare attento a gestire quel momento di spiegazione in maniera rapida, perché altrimenti perdi la concentrazione generale del gruppo.
Quello é il momento in cui devi aver chiaro cosa vuoi dire, e le parole ti devono uscire in maniera veloce dalla tua bocca.
In quel momento il saper padroneggiare la lingua diventa fondamentale. Ma niente paura, tutto arriva con il tempo.
In generale, sempre seguendo un mio pensiero, padroneggiare i vari momenti dell’allenamento o della partita con una buona comunicazione, è fondamentale per il mestiere dell’allenatore.
Vi dico che questa è la grande difficoltà che ho incontrato io, oltre al fattore atteggiamento, perché spesso ci capita di pensare che il nostro atteggiamento debba essere lo stesso in qualsiasi posto del mondo.
Errore.
Il nostro atteggiamento o il nostro metodo, è corretto per il paese dal quale proveniamo, ma non è detto che sia corretto anche per il resto del mondo.
In Australia ad esempio, ti confronti quotidianamente con ragazzi provenienti da tutto il mondo.
La vera sfida è trovare il modo per parlare con tutti, e non è solo una questione di lingua, ma anche e soprattutto di atteggiamento.
Di tutto questo, me ne sono accorto nell’esperienza che sto vivendo qui a Sydney nella Milan Academy, e se ne sono accorti anche i miei colleghi, come ad esempio Federico.
L’arrivo di Federico in Australia è molto simile al mio, dato che anche lui, è arrivato a Sydney, solo qualche settimana dopo esser stato contattato dal responsabile del posto.